Saturday, August 07, 2004

Forecasting the elections - GWU

Ho assistito a un breve dibattito organizzato dalla Graduate School of Political Management della George Washington University. All'evento erano presenti:
  • Ronald Faucheaux, consulente ed ex direttore della rivista Campaigns and Elections
  • Michael Meehan, sondaggista di Kerry
  • Sara Taylor, sondaggista di Bush
  • Rob Engel, professore della GWU

Sono emersi alcuni temi, che cercherò di riassumere brevemente.

Convention bounce: Kerry ne ha avuto poco o per nulla perché l'elettorato è già fortmente polarizzato e gli indecisi a questo punto sono il 3-4%. La polarizzazione è il frutto, secondo Engel, della storia politica recente del Paese. Sono tre i temi su cui gli americani si dividono: (1) l'eredità politica dello standoff tra Clinton e il Congresso Repubblicano guidato da Newt Gingrich tra il 1995 e il 1996; (2) il giudizio sulla presidenza Clinton; (3) l'opinione sulla correttezza e legittimità delle elezioni del 2000. Poiché si tratta di eventi politici ormai passati, è difficile che le opinioni cambino e le opinioni su questi fatti influenzano il giudizio degli elettori di oggi e le loro scelte di voto. Almeno nella campagna presidenziale, mentre è probabile che ci siano bounces e slittamente nelle altre competizioni elettorali che si terranno in novembre.
Su questo tema uno spunto interessante viene da Fouchais, che fa notare come la mancanza quasi totale di un effetto positivo della convention deriva dal fatto che, mentre la base ha già deciso, gli swing voters "non sono certo entusiasti di entrambi i candidati, e reagiranno sopratttutto in modo negativo", cioè votando contro Bush o contro i Democratici. In questo contesto la convention di Boston potrebbe avere susictato quello che Fouchais ha chiamato "Paul Wellstone Funeral Effect". Paul Wellstone era un senatore del Minnesota morto in un incidente aereo nel 2002 mentre era in campagna elettorale. Al suo funerale erano presenti tutti i leader del partito Democratico, compresi i Clinton, e l'evento ha inevitabilmente assunto un significato politico (anche grazie alle strumentalizzazioni dei Repubblicani). Secondo Fouchais, in quell'occasione gli elettori non hanno gradito la parata di leader, e lo stesso potrebbe essere accaduto alla convention dei Democratici: "Agli elettori indecisi non piacciono le parate di leader, non sono contenti di sapere che il loro Paese è guidato da queste persone", ha detto Fouchais. Un'osservazione che mi ha fatto tornare alla mente alcune decisioni prese durante la campagna elettorale di Bologna.
Meehan nota comunque come un risultato molto positivo della convention sia il vantaggio di Kerry per 52-44% su Bush riguardo alla capacità di essere "Commander in Chief".

Come sceglieranno gli indecisi: posto che ce ne sono molto pochi, anche perché l'interesse delle campagne elettorali è solo per gli elettori indecisi nei battleground states (e quindi saranno circa 6 in tutto, si scherzava alla conferenza), di solito hanno queste caratteristiche:

  • Vivono nelle zone suburbane
  • Sono moderati politicamente
  • Sono in maggioranza donne
  • Una larga parte sono di etnia ispanica.

Gli ispanici sono il segmento della popolazione che cresce più rapidamente. Se oggi si votasse e i vari segmenti della popolazione facessero le stesse scelte che nel 2000, Kerry avrebbe 3,5 milioni di voti in più di Bush, visto che gli ispanici sono aumentati in misura molto maggiore degli altri gruppi etnici, e oggi ammontano al 12% di tutta la popolazione. Tuttavia il 60% degli ispanici si trova in California e in Texas, che non sono battleground States, quindi il loro peso nelle strategie elettorali è minore.

La performance del Presidente: secondo Engel queste elezioni non saranno diverse dalle altre in cui è presente un incumbent, un candidato in carica, e il voto tende a essere un referendum sulla sua condotta negli anni in cui è stato in carica. I temi dell'economia, della sicurezza nazionale, della lotta al terrorismo, sono "the President's watch", sono responsabilità del Presidente, dunque gli elettori giudicheranno la condotta di Bush e i risultati della sua amministrazione prima di tutto. I sondaggi mostrano che la maggioranza degli elettori pensa che Bush non meriti un secondo mandato: se all'inizio dell'anno l'elettorato era diviso più o meno a metà, un sondaggio di Newsweek della fine di luglio vede i no al 53% e i sì al 43%.