Friday, August 20, 2004

Vietnam, disarmo unilaterale

Sembra proprio che io debba scrivere di questa benedetta controversia sul Vietnam.
Qualcuno in questi giorni ha fatto notare che in un momento in cui gli USA sono in guerra in Iraq, la campagna elettorale è incentrata su una guerra di più di trent’anni fa. Ironico, ma un po’ inquietante.
Insomma, Bush e i Repubblicani lo hanno fatto ancora. Così come con McCain nel 2000, hanno trovato qualcuno che era stato in Vietnam e che era disposto a rendersi protagonista di una campagna negativa contro Kerry. Ne è nato un libro, Unfit for Command, che si annuncia come un bestseller, più uno spot televisivo (http://swift1.he.net/~swiftvet/script.html) – secondo me non efficacissimo – che si dice deve andare in onda in soli tre battleground states. Il sito del gruppo (http://www.swiftvets.com/), che opera grazie al cavillo (loophole) denominato 527 e può ricevere finanziamenti illimitati da donatori singoli, contrariamente ai candidati e ai partiti, è al momento intasatissimo, segno che molti stanno andando a vedere lo spot. Nel filmato, diversi ex combattenti in Vietnam accusano Kerry di avere mentito sulle medaglie guadagnate in guerra e di non essere stato onesto sulla sua condotta.
Tale spot è stato messo in onda circa una settimana fa. Kerry ha reagito in modo abbastanza cauto, negando tutte le accuse come semplici calunnie a suo danno, ma senza attaccare direttamente Bush e i Repubblicani come responsabili dello spot. Tecnicamente, le organizzazioni “527” non sono autorizzare a “coordinare” le loro operazioni con le campagne elettorali dei partiti e dei candidati. Di fatto, questa regola è difficile da applicare perché non è stata data una definizione precisa di che cosa significa “coordinazione” e non esistono metodi rapidi e sicuri che assicurino il rispetto della regola. Kerry ha chiesto a Bush di condannare lo spot, al che Bush ha risposto chiedendo a Kerry di condannare tutte le organizzazioni 527, molte delle quali hanno scatenato una serie di attacchi violenti contro il Presidente nei mesi scorsi. La maggior parte delle organizzazioni 527 sono infatti schierate con il Partito Democratico e soprattutto contro Bush. In questo modo il Presidente è riuscito di nuovo in una delle sue tattiche più efficaci: deviare il colpo quando viene attaccato, portare la discussione su un tema diverso da quello su cui è chiamato a rispondere, un tema a lui favorevole.
Due giorni or sono MoveOn.org, forse il più forte e conosciuto “527”, attraverso il suo PAC (Political Action Committee, altra organizzazione politica che può raccogliere denaro seguendo regole meno restrittive dei partiti) ha messo in onda uno spot che chiede, con un altro spot ovviamente (https://www.moveonpac.org/donate/swiftresponse.html) a Gorge Bush di “take that add of the air”. L’accusa più dura rivolta al Presidente è quella che Kerry finora (così come McCain nel 2000) ha evitato di pronunciare: che Bush ha evitato di andare in guerra grazie ai buoni uffici di suo padre.
Sdegnato, lo staff di Bush chiede a Kerry di prendere le distanze dallo spot. Kerry lo fa e invita Bush a prendere le distanze dai Swift Boat Veterans for Truth, cosa che ovviamente Bush si guarda bene dal fare.

Questo si chiama “disarmo unilaterale”.
Molti hanno giustificato la diatriba sul Vietnam sulla base di questa argomentazione: “Se Kerry ha fatto del suo eroismo in Vietnam il caposaldo della sua campagna, allora qualsiasi testimonianza che possa portare alla luce elementi su questo tema è ammissibile”. Dunque, purché non dicano menzogne, i veterani che accusano Kerry personalmente hanno il diritto di farlo.
Se questo è il metro di giudizio, non si vede perché un Presidente che si autodefinisce “war President”, chiedendo ai cittadini di giudicarlo per come ha condotto le guerre in Afghanistan e in Iraq, non possa essere esposto al giudizio e alla discussione dei media e degli elettori rispetto alla sua condotta sul Vietnam. Bush reclama, e sta in larga misura ottenendo, due pesi e due misure.

Ma ci sono implicazioni più profonde.
Nelle elezioni di medio termine del 2002 il Senatore della Georgia Max Cleland è stato sconfitto dal Repubblicano Saxby Chambliss dopo una campagna elettorale che per molti ha toccato il fondo in termini di scorrettezze. Cleland è un eroe della guerra del Vietnam, dove ha perso due gambe e un braccio. Chambliss lo ha raffigurato in uno spot a fianco di Osama Bin Laden e Saddam Hussein. Ecco una descrizione dello spot (dal National Journal)

The spot opens with shots of Osama bin Laden and Saddam Hussein, who are described as some of the "terrorists and extremist dictators" faced by the United States today. As footage from several of incumbent Max Cleland's (D) TV ads rolls, an announcer says that Cleland is "claiming he has the courage to lead" but has voted "against the president's vital homeland security 11 times" since July.

In realtà Cleland era stato uno dei proponenti del Department of Homeland Secutiry, ma aveva votato contro la legge perché non concordava su alcuni aspetti specifici, sui quali Cleland avrebbe voluto che il Dipartimento avesse maggiori poteri e tutele di quanto voluto da Bush. Ma al di là della scorrettezza delle accuse, paragonare – anche solo visivamente – un eroe di guerra che ha perso tre arti in Vietnam con i due principali nemici di una nazione in guerra è sicuramente una scelta discutibile.
Non è andata diversamente in altre competizioni nel 2002, tanto che i Repubblicani hanno vinto nettamente le elezioni di medio termine (grazie anche all’impegno in prima persona del Presidente e a una gestione efficace delle field operations).

Ne ho parlato con Sam, con cui condivido l’ufficio qui all’American University. Secondo lui questo della guerra è un problema strategico di lungo periodo per i Democratici. I Repubblicani sentono di “giocare in casa” quando si parla di difesa nazionale, di durezza nella lotta, di inflessibilità verso i nemici, e si sentono quindi legittimati ad attaccare i Democratici, che tradizionalmente sono ritenuti “deboli” sui temi della difesa e della politica estera. Di fronte a questi attacchi, i Democratici non sanno rispondere altro che “take the high road”, chiedendo agli avversari di cessare gli attacchi, di “fare una campagna elettorale positiva”, di “discutere delle soluzioni ai problemi dei cittadini”. Argomenti nobili, ma che violano una regola d’oro della comunicazione elettorale: mai lasciare le accuse senza risposta, come sa bene Michael Dukakis, il candidato Democratico ignominiosamente sconfitto da Bush senior dopo una campagna che è rimasta negli annali come una delle più scorrette della storia.

Ora, i Democratici non hanno un strategia per contrattaccare. Lo ha dimostrato anche Kerry. Invece di attaccare Bush, ha attaccato un’organizzazione riconducibile alla sua parte politica. Questo ha dato l’impressione – a me, ma potrei sbagliare – che il suo vero scopo sia di ottenere la stessa mossa da parte di Bush: se Bush denunciasse lo spot dei Swift Boat Veterans for Truth, e se questi cessassero di trasmettere lo spot (cosa che comunque non succederà mai, così come MoveOn.org non ritirerà lo spot perché Kerry lo ha chiesto) il tema della credibilità dell’eroismo di Kerry in Vietnam verrebbe meno. Il che mi fa pensare – ma ripeto, potrei sbagliare – che Kerry abbia paura di quello spot e di quella polemica.

Comunque sia, uno degli effetti positivi – per Kerry – di questa scelta da “goody goody” è che la stampa si è messa a fare il suo mestiere di watchdog e ha scavato a fondo nelle rivelazioni e nelle vite personali del gruppo di veterani che si è scagliato contro Kerry. Ieri il Washington Post e oggi il New York Times pubblicano lunghi e documentati articoli in cui la maggior parte delle accuse a Kerry sono smontate e dimostrate prive di fondamento. Leggendo tra le righe, si capisce che in realtà quello che i veterani disprezzano, e contro cui lottano, non sono tanto le informazioni fattuali sulle decorazioni al valore ottenute da Kerry, ma il ruolo che Kerry ha avuto dopo la guerra in Vietnam, quando si è fatto leader dei veterani contro la guerra e ha denunciato le atrocità commesse dall’esercito americano nel Sud-Est asiatico. Molti che avevano servito in quella guerra si sono sentiti offesi e discreditati da Kerry e dal movimento di cui era leader, e si sentono offesi oggi che Kerry fa leva sulla sua condotta in Vietnam come una credenziale per diventare presidente. Le inchieste della stampa dimostrano che il gruppo è finanziato, coordinato e tenuto insieme da personalità legate ai Repubblicani in Texas e al grande consigliere di Bush, Karl Rove, che del resto non è nuovo all’uso di tecniche subdole per demonizzare l’avversario.

Dunque, la stampa ha preso in mano il fischietto, dando in sostanza ragione a Kerry. Che in un comunicato ieri ha dichiarato “Today marks the end of the dishonest and disgusting smear campaign against John Kerry and his crewmates from Vietnam”. È poi partita anche una risposta sotto forma di spot, che riporta la testimonianza del soldato che Kerry ha salvato dal fuoco nemico in Vietnam, occasione per la quale il candidato Democratico ricevette la più alta onorificenza: “John Kerry porta ancora i segni delle ferite ricevute in guerra”, si conclude lo spot.

Ma il fatto più interessante non sta negli spot in sé, quanto negli effetti indiretti che questi spot hanno avuto. Per una settimana non si è parlato d’altro, tanto che una ricerca dell’Annenberg National Election Studies (http://www.annenbergpublicpolicycenter.org/naes/2004_03_swiftboat-ad_08-20_pr.pdf) riporta:

Backed by a small time buy in a few states, a TV advertisement sponsored by a 527 called Swift Boat Veterans for Truth began airing on August 5, 2004. The ad claimed that John Kerry lied to obtain his Viet Nam War medals. A news account in the New York Times indicated that the group intended to spend $500,000 to put the ad on stations in Wisconsin, Ohio, and West Virginia. Though according the article, an aide for the Kerry campaign disputed these figures arguing that the buy "was far smaller, for only $156,000 in seven smallish markets."
In a dramatic illustration of the power of free media such as talk radio and cable talk shows to assist an independent group in getting its message out, recent polling by the University of Pennsylvania's National Annenberg Election Survey finds that more than half of the country has heard about or seen the ad. Thirty-three percent of a national sample of respondents report having seen it and an additional 24 percent report having heard about it. These findings are based on polling of 2,209 respondents between August 9 and August 16, 2004. The margin of error for this sample is plus or minus 2 percent.
"The influence of this ad is a function not of paid exposure but of the ad's treatment in free media," Dr. Kathleen Hall Jamieson, director of the survey and of The University of Pennsylvania's Annenberg Public Policy Center explained. "The advertisement has received extensive coverage, particularly on conservative talk radio and cable news channels and has been the subject of some attention in broadcast news as well."

Ecco altri dati da uno studio del Center for Media and Public Affairs:
"The Center for Media and Public Affairs said that from Aug. 9 to 15, the first week after the group's ads were released, there were 92 mentions in major papers and 221 mentions in all news reports. By last week, Aug. 16 to 22, there were 221 mentions in major papers and 696 mentions in all news reports the center tracks.
"The Swift Boat veterans commercial is the 'Blair Witch Project' of campaign ads — an enormous return on a small investment," said Matthew T. Felling, media director for the center. "Everyone is talking about it, and no one can agree on where the line between fact and fiction exists."

Il problema per Kerry è che è difficile giudicare la vicenda se tutto ciò che si è visto sono un paio di spot. Infatti, circa la metà degli intervistati ritiene lo spot dei veterani contro Kerry “credibile”. Come sempre, tra i Repubblicani la pensa così tre quarti del campione, solo un quarto tra i Democratici, dato che l’appartenenza politica funge da “filtro” delle informazioni ricevute. Tuttavia tra gli indipendenti ben il 44 percento attribuisce allo spot una qualche credibilità.

Questo significa che lo spot ha in buona parte servito allo scopo, e soprattutto grazie alla controversia scatenata intorno ad esso dai media, da MoveOn.org e dalla stessa campagna di Kerry. La comunicazione politica funziona come un sistema, in cui “non si può mai fare una cosa sola”: ogni azione produce reazioni da parte del sistema, reazioni difficilmente controllabili, ma prevedibili, come dimostra l’efficacia della tattica degli strateghi Repubblicani dell’operazione.